Da adolescente impazzivo per i diari. Ne avevo riempiti tantissimi nel corso degli anni. Scrivevo tutto: le mie emozioni, quello che mi succedeva, i miei pensieri. Avevo il terrore che la me del futuro si sarebbe dimenticata di quegli anni, che tutti consideravano “i migliori della vita”, ma io tutta quella bellezza non la vedevo. Sentivo il bisogno di rielaborare le esperienze per comprenderle. Ma, soprattutto, avevo il bisogno di tirare fuori tutto quello che tenevo sempre dentro. E li conservo ancora, nella scatola dei ricordi.
Crescendo ho accantonato la scrittura, la mia valvola di sfogo era diventata la musica. Collegavo le canzoni a determinate esperienze e suonavo per riconoscere ed esprimere le mie emozioni.
Qualche anno fa scoppiò la moda del Bullet Journal e mi sembrò un ottimo modo per riprendere la mia tanto amata scrittura. Ri-iniziai a scrivere di tutto, e mi faceva stare bene. Riscoprii il piacere della scrittura e la sua potenza come strumento di consapevolezza.
Purtroppo si rivelò un metodo organizzativo non adatto a me, ma decisi comunque di continuare a scrivere, tenendo separata l’agenda dal diario.
Scrivere è scrittura di sé
Da secoli l’essere umano sente come una pulsione inconscia di usare la penna per esaminarsi più profondamente raccontandosi a se stesso.
Il gesto libero e volontario dello scrivere ti consente di fissare quei minuti che più vale la pena di trascrivere, come altrettanti momenti necessari per disegnare, a posteriori, chi sei statə e chi hai creduto di essere: perché tra le pagine traspare la tua parte più intima.
L’atto della scrittura coinvolge il corpo nella sua pienezza, è attività cerebrale e corporea, il cui valore può rilevarsi catartico, liberatorio o alleviante.
Scrivere con costanza in modo libero e con motivazione intrinseca, ti permette di penetrare rivelazioni profonde altrimenti non affiorabili.
Scrivere ti permette non solo di riassumere e riepilogare quello che hai fatto nella e della tua esistenza, ma ti offre l’occasione di interrogarti e porti domande sulla tua vita e sul tuo esistere.
Scrivendo incarnerai una duplice figura, quella di scrittore/scrittrice e lettore/lettrice ma in un corpo solo. Riuscirai ad uscire da te stessə e tornarvi per dare un significato a quelle parole che sono ricordo di una vita.
“La scrittura rappresenta metaforicamente un galleggiante al quale affidarsi per non affondare.”
Ti rivolgi alla scrittura per elaborare la solitudine, il dolore, la rabbia, per sentirti ascoltato/a o per testimoniare esperienze estreme.
Ti rivolgi alla scrittura per ritrovare quella concentrazione, quel silenzio, quel momento meditativo che la penna sa darti per alleviare e lenire ferite dell’animo.
Tutti e tutte noi nel corso della vita dobbiamo confrontarci con stress, dolori, problemi.
Non si tratta di sfogare le proprie emozioni, anche perché lo sfogo senza la comprensione può portare a vivere con maggiore frustrazione quello che si sta provando.
La cosa importante è dare un senso alle emozioni, e la scrittura ci può aiutare in questo. Perché a differenza del pensiero libero, la scrittura ci aiuta a dare un senso e un significato alle parole e alle esperienze.
E quando la vita prende il sopravvento, dare un senso è proprio ciò di si ha bisogno.
Quando riesci a dare un senso o un significato ad un determinato accadimento della tua vita, allora in quel momento sei prontə a lasciarlo andare.
Perché fare journaling
È stato provato che la scrittura è in grado di apportare miglioramenti sulla salute mentale e fisica.
Per cui, ecco qualche semplice motivo per iniziare rendere la scrittura una nuova abitudine:
- ti aiuta a guardare le cose da una prospettiva diversa
- ti aiuta a prendere una decisione
- è un momento liberatorio, meditativo e riflessivo
- stimola la creatività
- per ascoltarti e conoscerti
- per ritrovare un’unità perduta
- per una necessità o bisogno impellente
- per uscire dal senso di vuoto
- per trasmettere le proprie memorie
- per condividere delle esperienze
- per il puro piacere di scrivere
- influisce positivamente sul sistema immunitario
Come è possibile avere questi benefici?
Secondo Pennebaker l’atto di convertire emozioni e immagini in parole cambia il modo in cui la persona si organizza e pensa alle esperienze o al trauma.
Inoltre, parte del disagio causato dal trauma risiede non solo negli eventi, ma anche nelle reazioni emotive della persona ad essi. Integrando pensieri e sentimenti, la persona può quindi costruire più facilmente una narrazione coerente dell’esperienza.
In aggiunta, analizzando l’uso di parole di emozioni positive e negative, hanno osservato che le persone che tendevano a usare molte parole nella categoria positiva e una quantità moderata nella categoria negativa hanno avuto i maggiori miglioramenti di salute. Mentre, coloro che scrivevano molte parole della categoria negativa rischiavano di entrare in un ciclo vizioso di lamentele senza raggiungere una chiusura.
Per cui, un alto tasso di uso di parole con valenza positiva, insieme ad alcune parole con valenza negativa, suggerisce che c’è un riconoscimento dei problemi con un concomitante senso di ottimismo.
Come fare journaling
Prima di tutto procurati un diario o un quaderno che ti piaccia anche esteticamente, può sembrare una cosa frivola, ma anche questo piccolo dettaglio sarà in grado di motivarti.
Procurati una penna con la quale ti trovi bene a scrivere. La scrittura dovrà essere un’attività piacevole, quindi evita penne scariche o che fanno fatica a scrivere.
Trovati uno spazio e un tempo dove non verrai disturbato/a.
Inizialmente sarà difficile gestire l’emozione davanti alla pagina bianca, ma vedrai che si tratta di abitudine: passo dopo passo diventerà più semplice e motivante. Abbi pazienza e fiducia nel processo.
Non fissarti sulla grammatica o sulla forma. Scrivi come viene, senza pensarci troppo. Come stai in questo momento, cosa vorresti fare durante la giornata, un sogno particolare che hai fatto.
Se l’idea di scrivere solo parole ti blocca, prova ad esprimerti in altri modi ad esempio con disegni, colori, forme, collage ecc…
Per instaurare l’abitudine devi fare in modo che sia piacevole e semplice da attuare. Fai in modo che il quaderno e la penna siano in un posto facile da raggiungere, per cui non metterli nel cassetto.
Non è fondamentale scrivere tutti i giorni, ad esempio puoi decidere di scrivere 3 o 2 giorni alla settimana subito dopo colazione o alle 22 prima di andare a dormire. Anzi, sarebbe meglio non sforzarsi a scrivere ogni cosa tutti i giorni, altrimenti si rischia l’effetto contrario e arriverai a evitare la scrittura.
Se non te la senti di scrivere di un determinato evento, non farlo. Va bene così. Puoi ritornarci in futuro quando ti sentirai più a tuo agio.
Non aspettarti di scrivere paragrafi mega profondi, illuminanti, struggenti e pieni di emozioni provenienti dal profondo dell’anima in stile Dostoevskij. Non stai scrivendo un libro. Nessuno leggerà quelle pagine e probabilmente nemmeno tu le rileggerai.
N.B. La scrittura non sostituisce un sostegno psicologico o una psicoterapia.
Prompts per la scrittura
Ho raccolto alcuni spunti di riflessione da cui partire per scrivere di sé. Non è necessario seguire questi prompts, per iniziare è sufficiente scrivere come ti senti, cosa stai vivendo in questo periodo, quali sono i tuoi pensieri, facendo un viaggio introspettivo all’interno dei tuoi confini sicuri.
Nel caso volessi esplorare un po’ di più, o non sai da dove iniziare, allora in questo documento troverai qualcosa di interessante.
Buon viaggio!
Fonti:
- Pennebaker, J., W. & Seagal, J., D. (1999) Forming a Story: The Health Benefits of Narrative. Inc. J Clin Psychol 55: 1243–1254
- Pennebaker, J., W (1997) Writing about emotional experiences as a therapeutic process. Psychological science Vol 8:3 162-166
- Demetrio, D., Scrittura di sé. In ‘Formazione’, Quaglino, G.P. (2014)