Benessere: il modello PERMA di Seligman
Felicità. Tutti alla ricerca della felicità. Ma se prendessimo in considerazione il benessere? Seligman ha elaborato la teoria del benessere, detto anche modello PERMA. Il benessere è visto come un costrutto composto da elementi misurabili, alcuni in maniera oggettiva altri soggettiva e dove ciascuno contribuisce ad aumentare il benessere percepito, ma senza definirlo. Seligman afferma che il benessere è un costrutto multidimensionale, dato dal sentirsi bene, ma anche dall’avere buone relazioni, dallo sperimentare riuscita e realizzazione, dal rintracciare un senso nella propria storia e dall’essere coinvolti in ciò che viviamo. Per cui il benessere è costruibile e deve essere costruito. Non si tratta di eliminare le condizioni disabilitanti della vita, ma di promuovere le condizioni abilitanti, attraverso lo sviluppo di competenze e l’esercizio continuo. PERMA è un acronimo e racchiude i 5 fattori principali su cui si basa questa teoria. Ogni elemento del modello PERMA deve rispettare alcune proprietà per poter essere considerato parte della teoria: Deve contribuire al benessere. Le persone devono sceglierlo per il proprio bene e non solo come metodo per ottenere una qualsiasi delle altre variabili. Deve essere definito e misurato in maniera indipendente rispetto alle altre variabili del modello. Dunque, i 5 fattori del modello PERMA sono i seguenti: P: “Positive Emotions”. Emozioni Positive. Essere di buon umore e provare sentimenti confortanti, senza eliminare le emozioni “negative”. Secondo Barbara Fredrickson (2001), le emozioni positive, come la gratitudine, la soddisfazione, il piacere, l’ispirazione, l’amore o la curiosità portano a pensieri e comportamenti più ampi e creativi, che nel tempo ci fanno sviluppare risorse personali in quattro ambiti principali: intellettuale: maggiore capacità di risoluzione dei problemi fisico: sviluppo della forza fisica e della salute cardiovascolare sociale: miglioramento qualità delle amicizie psicologico: sviluppo di resilienza e ottimismo Possibile esercizio: annotare su un post-it o nel proprio diario tutte le attività che ti fanno stare bene (es. leggere o guardare una serie tv, guardare il tramonto, scrivere poesie, ballare da soli) E: “Engagement”. Ovvero coinvolgimento, o quello che Csikszentmihalyi chiama flow, flusso, ovvero uno stato ottimale di attivazione. Il livello di energia e concentrazione ideale tra la noia/l’apatia e l’ansia. Si tratta del benessere ottenuto dall’essere completamente immersi nell’attività di quel momento, al punto tale da perdere il senso del tempo e sentirsi tutt’uno con ciò che si sta facendo. Questa è l’esperienza di un compositore intervistato da Csikszentmihalyi: “Ti trovi in un tale stato di estasi che ti senti come se non esistessi. L’ho sperimentato diverse volte di persona. La mia mano sembra non avere legami con me, e io non ho nulla a che fare con ciò che sta accadendo. Me ne sto semplicemente seduto lì a guardare, in uno stato di timore referenziale e meraviglia. E tutto questo poi scorre via dileguandosi.” Se hai visto il film della Disney Soul probabilmente ti sarà venuto in mente l’immagine in cui il protagonista suona il piano, chiude gli occhi e si ritrova in una bolla. Ecco, quella bolla è il flusso, quando perdi la percezione di quello che ti circonda e anche del tuo corpo, ti senti parte di qualcosa di più grande, non hai la percezione del tempo e sei totalmente immerso/a in quello che stai facendo. Per vivere il flusso, nell’attività devono essere presenti diverse caratteristiche: ciò che stai facendo è per te una sfida, ma senti di essere in grado di affrontarla gli obiettivi sono chiari e ricevi feedback immediati ti senti totalmente immerso/a in quello che stai facendo, tanto da perdere il senso del tempo e dello spazio l’attività è intrinsecamente gratificante non provi emozioni positive durante l’esperienza stessa, ma è solo dopo il termine dell’esperienza di flusso che ti senti rinvigorito/a equilibrio tra sfida e abilità. Prova a pensare ad un’attività che ti fa sentire in questo modo. Sono personali per ciascuno, ma potrebbero includere la musica (suonare uno strumento, cantare), attività creative, sport o altri passatempi. È importante conoscere le attività che ci portano nello stato di flusso perché ci aiuta anche a gestire il distress, in quanto durante questo stato si verifica una temporanea disattivazione di alcune aree della corteccia prefrontale, praticamente vanno in pausa le attività di pianificazione e organizzazione che spesso spostano la nostra attenzione nel futuro, mentre nello stato di flusso si è completamente presenti nel qui e ora. R: “Relationships”. Relazioni autentiche. I rapporti interpersonali buoni, quelli di affetto e supporto, sono fondamentali per il proprio benessere psichico e fisico. Tanti psicologi hanno evidenziato l’importanza di avere rapporti caratterizzati da affetto, fiducia e supporto. Siamo esseri sociali, in maggiore o minore misura, abbiamo bisogno di altre persone Questo fattore si basa nel migliorare le nostre relazioni interpersonali, ciò implica anche un miglioramento delle nostre abilità personali. Allora pensa alle tue relazioni più vicine. Ti soddisfano? Ti supportano? M: “Meaning and purpose”. Scopo e significato. Riguarda la ricerca dell’appartenenza a qualcosa di più grande di noi. La ricerca del senso della nostra vita, che va oltre il concetto di noi stessi/e. Uno scopo è legato ai propri valori ed aspirazioni. Comprende la consapevolezza e la comprensione di chi sei, cosa fai e in che modo ti inserisci nel più ampio schema delle cose. A: “Accomplishment”. Realizzazione. Include tutto ciò che riguarda il successo e la padronanza al più alto livello possibile. Stabilire mete, le quali una volta raggiunte, serviranno a farci sentire competenti, promuovendo la nostra autoefficacia e autonomia. Ci sono nel presente o ci sono state attività che ti fanno sentire competente? Hai raggiunto gli obiettivi che ti eri prefissato nel passato? Non dev’essere qualcosa di grandioso, anche i piccoli obiettivi ma importanti per te valgono. Come afferma lo stesso Seligman, questo modello PERMA non è una prescrizione, ovvero non esiste una formula esatta e valida per tutti e tutte. Ma piuttosto una descrizione di ciò che le persone fanno disponendo di un benessere autentico. Per cui, quando riusciamo a promuovere ed equilibrare i fattori con i quali ci identifichiamo e ci sentiamo a nostro agio, possiamo esperire benessere,
Psicologia Positiva, cos’è?
Hai sentito parlare di Psicologia Positiva? Lo so, il nome trae un po’ in inganno. E so cosa stai pensando… “è mica quel pensiero positivo di cui si sente spesso parlare? è la psicologia che elimina le emozioni negative e prende in considerazione solo quelle positive?”. In realtà no. Ma facciamo un passo indietro per capire cos’è. Prima della Seconda Guerra Mondiale, “la psicologia aveva tre missioni distinte: curare i disturbi mentali, rendere la vita di tutte le persone più produttiva e appagante, e identificare e coltivare talenti di alto livello” (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000, p. 6). Lo dimostrano anche alcuni temi indagati in quel periodo, come gli studi di Watson sulla genitorialità efficace (1928; Seligman, Csikszentmihalyi, 2000), il lavoro di Jung sulla scoperta del significato della vita (1933; Seligman, Csikszentmihalyi, 2000), la felicità coniugale (Terman, Buttenwieser, Ferguson, Johnson, Wilson, 1938; Seligman, Csikszentmihalyi, 2000) e gli studi di Terman sul talento (1939; Seligman, Csikszentmihalyi, 2000). Successivamente, intorno alla metà del secolo scorso, venne fondato l’Istituto Nazionale della Salute Mentale negli Stati Uniti, il primo istituto specializzato nella ricerca e nella cura dei disturbi mentali, che riconobbe l’importanza di studiare i disturbi psicologici e sostenere economicamente i professionisti che si occupavano di ricerca. Grazie a questo Istituto la psicologia fece passi avanti enormi considerando che in quegli anni gran parte dei disturbi che oggi conosciamo non erano né riconosciuti né trattabili. La Psicologia, per cui, iniziò a concentrarsi maggiormente sull’indagine e la cura dei sintomi. L’attenzione alla patologia ha chiaramente portato a numerosi vantaggi, tra cui la comprensione di diversi disturbi e tratftamenti efficaci, però, ha portato la Psicologia a mettere da parte le altre due missioni fondamentali, trascurando “l’individuo realizzato e la comunità fiorente”. Circa 10 anni dopo, Maslow e Rogers con la Psicologia Umanistica svilupparono un nuovo approccio clinico teso alla valorizzazione della dignità della persona e dello sviluppo del suo potenziale latente, che considerava la persona un soggetto attivo con un bisogno innato di crescita e di affermazione. Questo filone creò le basi per lo sviluppo della Psicologia Positiva, la cui missione può essere riassunta dalle parole di Seligman e Csikszentmihalyi (2000): “La psicologia non è solo lo studio della patologia, della debolezza e del danno; è anche lo studio della forza e della virtù. Il trattamento non è solo riparare ciò che è rotto; è nutrire ciò che è intatto. La psicologia non è solo una branca della medicina che si occupa della malattia o della salute; è molto di più. Riguarda il lavoro, l’istruzione, l’intuizione, l’amore, la crescita e il gioco.” (ibidem, p. 7). Per cui, con la comparsa della Psicologia Positiva avviene uno spostamento dell’attenzione dalla patologia alla quella che viene definita apitologia. Il termine patologia lo conosciamo ampiamente, deriva dal greco pàthos che significa sofferenza e ha un significato più ampio in relazione alla malattia in generale. Varey (2008) elabora il termine apitologia e riguarda il campo di studio che si occupa di identificare e migliorare le dinamiche che consentono il sano sviluppo dei sistemi. Dal latino apex, ossia apice, vertice, prende il significato di apice della vita per intendere uno stato particolare di benessere Il termine apitologia, nel campo della Psicologia Positiva, viene sostituito con il termine eudaimonia o flourish (funzionamento ottimale). La parola greca eudaimonia si riferisce ad uno stato di benessere che comprende la soddisfazione personale dell’individuo e la sua collocazione nel mondo. Flourishing, o funzionamento ottimale, è un termine elaborato da Seligman che si riferisce a cinque costrutti che ci permettono di esperire benessere. Questo psicologo considera il benessere un costrutto multidimensionale, cioè formato da diverse dimensioni/fattori, e dato dal sentirsi bene, ma anche dall’avere buone relazioni, dallo sperimentare riuscita e realizzazione, dal rintracciare un senso nella propria storia e dall’essere coinvolti in ciò che viviamo. Gli psicologi che si sono dedicati allo studio della psicologia positiva ci tengono a precisare che i risultati di ricerca di questa branca hanno lo scopo di integrare, e non sostituire, ciò che è noto sulla sofferenza umana, la debolezza e i disturbi. Ed è un tentativo di sollecitare i professionisti della salute mentale ad adottare una prospettiva più aperta e riconoscente sui potenziali, sulle motivazioni e sulle capacità umane. Dunque, la Psicologia Positiva attua un processo di cambiamento all’interno della psicologia. Uno spostamento dell’attenzione dalla malattia alle risorse, dai limiti alle opportunità. Questo approccio ai punti di forza ci invita a guardare in modo diverso le persone, le famiglie e le comunità. Ci spinge a comprendere che tutti hanno competenze, talenti, valori, speranze e risorse interne ed esterne. E queste risorse non ancora utilizzate possono essere sfruttate, con l’aiuto dei professionisti, per aiutare l’utenza a raggiungere i propri obiettivi, a superare gli ostacoli e migliorare la qualità della vita. Per cui, è importante notare che nessun autore vuole sostituire o scartare lo studio dei problemi umani. Gli studiosi della prospettiva strengths-based sostengono che è importante integrare i due approcci (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000). In effetti, questa integrazione è già più evidente in alcuni campi specifici della Psicologia, come il Lavoro, la Formazione o lo Sviluppo. Inizia ad essere un po’ più interessante la Psicologia Positiva vista in questa prospettiva, vero? Puoi trovarmi su: https://www.instagram.com/sunflowrish/ ☕️ Puoi supportarmi offrendomi un caffè virtuale ❤️: https://ko-fi.com/sunflowrish Fonti: Saleebey, D. (1996). The strengths perspective in social work practice: extensions and cautions. National Association of Social Workers, 41(3), 296-305. Saleebey, D. (2000). Power in the people: strengths and hope. Advances in Social Work, 1(2), 127-136. Seligman, M. E. P. (1998). Learned optimism. New York: Pocket. (trad.it. Imparare l’ottimismo. Giunti Psychometrics, 2013) Seligman, M. E. P. (2002). Authentic Happiness. New York: Free Press. (trad.it. La costruzione della felicità.Milano: Sperling & Kupfer, 2003). Seligman, M. E. P. (2011). Flourish. A new understanding of happiness and well-being and how to achieve them.New York: Free Press. (trad.it. Fai fiorire la tua vita. Milano: Anteprima, 2012). Seligman, M. E. P., Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive Psychology: An introduction. American Psychologist, 55, 5-14. Sheldon, K. M. & King, L. (2001). Why positive psychology is necessary. American Psychologist, 56(3), 216-217. Varey, W. J. (2008). Apithology: An emergent continuum.