Indice
- Cos’è la creatività?
- Neuroscienze e creatività
- Come stimolare la creatività
- Emozioni e creatività: come si influenzano
- Creatività e COVID19
- Creatività e mondo del lavoro
Cos’è la creatività?
Creatività significa semplicemente collegare cose. Quando chiedi a persone creative come hanno fatto qualcosa, si sentono quasi in colpa perché non l’hanno fatto realmente, hanno solo visto qualcosa e, dopo un po’, tutto gli è sembrato chiaro. Questo perché sono stati capaci di collegare le esperienze vissute e sintetizzarle in nuove cose. Steve Jobs
La creatività è definita nel Nuovo Dizionario di Psicologia (2018) come “carattere saliente del comportamento umano, particolarmente evidente in alcuni individui capaci di riconoscere, tra pensieri e oggetti, nuove connessioni che portano a innovazioni e a cambiamenti. Il criterio dell’originalità, presente in ogni attività creativa, non è un criterio sufficiente se è disgiunto da una legalità generale che consente all’attività creativa di essere riconosciuta da altri individui. L’accadere della creatività secondo regole è ciò che la distingue dall’arbitrarietà.”
A volte la creatività viene associata alla genialità, altre volte ancora si parla di creatività nei bambini quando inventano qualcosa di nuovo giocando, colorando, scrivendo.
Anche se la creatività viene chiamata in causa solo in alcuni contesti e solo per alcune categorie di persone, questa capacità l’abbiamo tutti e può essere particolarmente evidente in alcuni individui capaci di riconoscere, tra pensieri e oggetti, nuove connessioni che portano ad innovazioni e a cambiamenti.
Oggi, la maggior parte dei ricercatori, concordano con la definizione di creatività di Stein del 1953, secondo la quale “La creatività richiede sia l’originalità che l’utilità” e riguarda proprio la produzione di un qualcosa di nuovo e di utile.
Guilford cercò di definire la creatività in termini psicologici, individuando alcuni aspetti che la contraddistinguono:
- la fluidità, ovvero la capacità di produrre abbondanti idee, senza riferimento alla loro adeguatezza ai fini della risoluzione del problema;
- la flessibilità, cioè la capacità di cambiare strategia ideativa, quindi di passare da una successione di idee ad un’altra, da uno schema a un altro;
- l’originalità, che consiste nella capacità di trovare risposte uniche, particolari e insolite;
- l’elaborazione, ovvero il percorrere fino alla fine una strada ideativa con ricchezza di particolari collegati in maniera sensata tra di loro;
- la valutazione, capacità di selezionare, tra le varie idee prodotte, quelle più pertinenti agli scopi.
Percui, l’atto creativo non è un evento singolo, ma un processo di interazione tra elementi cognitivi ed affettivi. In questa prospettiva, l’atto creativo ha due fasi, una generativa e una esplorativa o valutativa (Finke). Durante il processo generativo, la mente creativa immagina una serie di nuovi modelli mentali come potenziali soluzioni ad un problema, nella fase esplorativa, vengono valutate le diverse opzioni e poi viene selezionata quella migliore
Il punto focale, portato alla luce dagli studi, è quindi che la creatività non è una proprietà unica, ma è il risultato della complementarietà tra deduzione e intuizione, tra ragione e immaginazione, tra emozione e riflessione, tra pensiero divergente e pensiero convergente.
Neuroscienze e creatività
È famosa la teoria dell’asimmetria emisferica, secondo la quale la creatività è una funzione dell’emisfero destro, mentre la razionalità dell’emisfero sinistro. Tuttavia, questa teoria appare oggi troppo semplicistica.
Dai vari studi neuroscientifici, sembra non esserci un accordo unanime tra i ricercatori su quali siano le precise aree cerebrali coinvolte nel processo creativo.
La conclusione è che il pensiero divergente non rappresenta una modalità diversa o separata di pensare, per cui non vi è un insieme specifico di regioni cerebrali coinvolte durante tale processo, piuttosto pare produca un’attivazione ampia e diffusa (Dietrich, 2007).
Gli studi recenti non sostengono una lateralizzazione emisferica per l’atto creativo, ma piuttosto credono che diverse aree cerebrali vengano attivate a seconda della natura del processo creativo in atto.
Quando siamo in un processo creativo, diverse aree del cervello si attiverebbero, le stesse che si attivano anche in altri processi cognitivi quali l’attenzione, la memoria, il monitoraggio delle prestazioni.
Questo ci suggerisce che la creatività è il prodotto di una complessa interazione tra processi cognitivi “quotidiani” ed emozioni (vedi successivamente).
Molti studiosi sono d’accordo sul coinvolgimento della corteccia prefrontale nel processo creativo, nonostante non sia ancora chiaro quali aree e in che misura.
Come stimolare la creatività
Dato che possiamo vedere la creatività come un muscolo, possiamo allenarla e tenerla allenata in vari modi. Sperimenta, prova quello che più ti ispira e trova quello che funziona per te.
- Crea una buona abitudine del sonno: l’ideale sarebbe dormire tra le 7 e le 8 ore a notte, e andare a dormire e svegliarsi più o meno agli stessi orari.
- Non sforzarti di avere idee: più ti scervelli per avere idee, meno ne avrai. Piuttosto, continua a fare le tue attività quotidiane e quando arriva un’idea scrivila su un post it o sulle note del telefono per riprenderla successivamente.
- Fai amicizia con la noia. Ebbene sì, la noia è una grande alleata della creatività: proprio quando ci annoiamo, il cervello fa collegamenti tra le nostre conoscenze che altrimenti non farebbe!
- Fare attività semplici: quando fai attività semplici, il cervello usa meno energie cognitive e può permettersi di vagare, senza prestare troppa attenzione all’attività che stai svolgendo. Pensaci, molte idee ti saranno venute durante una semplice passeggiata o sotto la doccia!
- Solitudine: riducendo l’esposizione agli stimoli esterni si ha la possibilità di ascoltare il proprio mondo interno.
- Scrivere liberamente: dedica 10 minuti al giorno o ogni 2/3 giorni a scrivere tutti i tuoi pensieri, come un flusso di coscienza, senza giudicare quello che stai scrivendo
- Meditare: se senti di essere in un periodo particolarmente stressante, la meditazione può aiutarti a riportare la mente nel momento presente ed a elaborare le emozioni.
Emozioni e creatività: come si influenzano
Le emozioni possono influenzare le attività del nostro cervello e possono dunque influenzare anche il moto creativo.
Mezzi creativi come la pittura, la poesia, la danza, i film e la musica evocano intense emozioni sia per gli artisti che per il pubblico, consentendoci di sperimentare e condividere un’ampia gamma di risposte emotive all’interno di un quadro sicuro.
L’emozione spesso facilita l’espressione creativa e quindi è fondamentale capire come l’emozione influisce sui meccanismi neurali che danno origine alla creatività e anche per capire come l’espressione artistica creativa può modulare i sistemi neurali responsabili dell’elaborazione delle emozioni.
È stato anche dimostrato che gli stati emotivi piacevoli possono stimolare la creatività, perché permettono di produrre più idee. Queste, però, non sono necessariamente più originali. Nel caso delle emozioni spiacevoli, come la tristezza, la rabbia, la malinconia o la delusione, invece, le persone riescono a produrre più idee quando il lavoro creativo è considerato interessante. In questo modo, un individuo che ha uno stato d’animo negativo, trova nel processo creativo una soluzione per tornare ad uno stato neutro o positivo.
Anche gli stati emotivi negativi, dunque, influiscono sulla creatività, ma in modo diverso. Durante la fase di dolore e di tristezza, l’impulso creativo di solito è relazionato con un tipo di lavoro più specifico di produzione creativa, come la musica o la scrittura.
Le emozioni spiacevoli possono aiutarti a scavare più in profondità nel problema e a trovare una soluzione che la tua parte più felice non avrebbe mai scoperto.
N.B. Nonostante le emozioni siano relazionate con la creatività, il loro rapporto dipende molto dal tipo di lavoro creativo che dobbiamo svolgere.
In un esperimento (McPherson, Barrett, Lopez-Gonzalez, et al.) è stato mappato il cervello (fMRI) di pianisti jazz per esaminare l’improvvisazione al pianoforte in risposta a segnali emotivi e si è notato che l’attivazione dei circuiti neurali associati alla creatività variano a seconda delle emozioni che provano.
Hanno mostrato a dodici pianisti jazz professionisti fotografie di un’attrice che rappresenta un’emozione positiva, negativa o ambigua. I pianisti hanno improvvisato la musica che hanno ritenuto rappresentasse l’emozione espressa nelle fotografie.
L’attività nelle reti cerebrali prefrontali e in altre reti cerebrali coinvolte nella creatività è altamente modulata dal contesto emotivo. Inoltre, l’intento emotivo modulava direttamente la connettività funzionale delle aree limbiche e paralimbiche come l’amigdala e l’insula. Questi risultati suggeriscono che emozione e creatività sono strettamente collegate e che i meccanismi neurali alla base della creatività possono dipendere dallo stato emotivo.
Poniamo che il musicista voglia esprimere emozioni positive: assistiamo a una sorta di blackout nella corteccia prefrontale dorso-laterale. Si tratta di una regione coinvolta nel controllo del comportamento e nella pianificazione. Quando essa è inattiva, l’immaginazione è senza freni e gli impulsi creativi si manifestano con facilità maggiore. Inoltre, una disattivazione più diffusa della corteccia prefrontale dorso-laterale, denominata ipofrontalità, può essere indicativa di stati di flusso più profondi, ovvero uno stato di immersione totale.
Se le emozioni che l’artista sceglie di trasmettere sono negative, le aree legate alla ricompensa si attivano maggiormente: si tratta delle regioni con maggiori connessioni rispetto alla corteccia prefrontale dorso-laterale.
A tali fenomeni, così descritti, è connessa la sensazione di soddisfazione provata quando si crea una musica, sia essa allegra, o triste.
“C’è una maggiore disattivazione della corteccia prefrontale dorso-laterale durante le improvvisazioni allegre, ma durante quelle tristi assistiamo a una maggiore attivazione delle aree cerebrali legate alla ricompensa – spiega Malinda McPherson, prima autrice dello studio e violista classica – Questo indica che potrebbero esserci meccanismi diversi alla base delle motivazioni che spingono a creare musica allegra piuttosto che triste“.
Mentre alcuni tipi di creatività possono richiedere concentrazione e pensiero intensi, altre forme di creatività, come l’improvvisazione jazz, possono essere basate sul “lasciarsi andare”.
Si è anche visto che densità di note più elevate sono state utilizzate per esprimere emozioni positive e densità di note più basse per esprimere emozioni negative e ambigue.
Questi risultati evidenziano che la creatività dipende dal contesto e lo stato emotivo ha un impatto critico sui substrati neurali della creatività artistica.
Quando un atto creativo è connesso ad una specifica emozione, la natura stessa dell’emozione influenza quale parte del circuito neuronale, connesso alla creatività, attivare.
Creatività e COVID19
Le restrizioni dovute al COVID19 hanno inciso sulla salute fisica e mentale delle persone e hanno influenzato gli stili di vita, sia nella sfera personale che in quella professionale. In quanto tale, il COVID19 e i conseguenti blocchi stanno avendo un impatto senza precedenti sulla vita sociale e sono visti da molti come fattori di stress globali.
Due caratteristiche di queste restrizioni sono la solitudine e l’incertezza, che spesso vengono associate alla creatività. L’azione creativa può essere intesa come un modo per dare un senso e affrontare l’incertezza, mentre la solitudine potrebbe giovare alla creatività, in quanto può favorire la libertà di spirito. Ci sono due modi in cui la solitudine potrebbe facilitare la creatività:
- stimolare il “coinvolgimento immaginativo in più realtà” (cioè, abilitando l’immaginazione, il sogno ad occhi aperti e la meraviglia).
- attraverso l’adozione di sé alternativi e l’auto-trasformazione. La solitudine dovrebbe in particolare facilitare l’auto-riflessione e la contemplazione che sono fondamentali per l’adozione di nuovi comportamenti. (Mercier, Vinchon et al.)
Numerose ricerche hanno esaminato gli effetti negativi delle misure di blocco, tentando di far luce sui potenziali effetti positivi sulla creatività.
Uno studio di Mercier, Vinchon e colleghi, ha confrontato la creatività professionale auto-dichiarata (Pro-C) e la creatività quotidiana (little-c) prima e durante il blocco, somministrando un questionario ad un campione francese.
Per quanto riguarda Pro-C, non hanno riscontrato differenze significative tra i due punti di confronto, prima e durante il lockdown.
Per quanto riguarda la creatività quotidiana, hanno osservato un aumento significativo durante il lockdown. Inoltre, i risultati suggeriscono che i partecipanti con una creatività di base inferiore (prima del lockdown) hanno beneficiato maggiormente della situazione rispetto a quelli con una creatività di base iniziale più alta. Può darsi che l’interruzione della vita quotidiana abbia ridotto le condizioni “ottimali” preesistenti per individui altamente creativi.
Creatività e mondo del lavoro
Il pensiero creativo viene considerato una Life skill importante, ovvero la capacità di andare oltre situazioni definite e strutturate, di cambiare punti di vista, alla ricerca di soluzioni nuove e non comuni.
Il ‘Future of Work Report’ (rapporto del 2016) aveva mostrato come nella classifica delle competenze la creatività fosse passata dal decimo al terzo posto in soli cinque anni; il più recente rapporto 2018 ha confermato la stessa tendenza.
Nel report del 2020, anche se passa al quinto posto, la creatività rimane una componente essenziale per il pensiero analitico e innovativo, la soluzione di problemi complessi, e il pensiero critico, che troviamo nelle prime posizioni.
Ma cosa significa essere creativi nel mondo del lavoro?
Significa avere la capacità di risolvere i problemi con pertinenza e novità.
- Pertinenza: Offrire una soluzione pertinente al problema in questione.
- Novità: quando sei in grado di risolvere un problema in modo originale.
Mettendole insieme, la creatività è risolvere i problemi in modi originali.
Quando molte persone pensano alla creatività, pensano ad artisti, grafici, scrittori, pittori, musicisti, ecc. Ma non è questo che significa essere creativi, perché creatività non significa abilità artistica. Sì, un artista potrebbe essere creativo, ma lo stesso potrebbe essere un/a ingegnere del software, un/a venditore/trice o un/a CEO.
Oggi, tutto quello che poteva essere automatizzato è stato automatizzato o lo sarà presto, percui i compiti orientati al processo saranno sempre meno richiesti.
Ad esempio, le società di software non vogliono solo qualcuno in grado di scrivere un codice, vogliono qualcuno che possa inventare nuovi software per risolvere vecchi problemi. Le aziende non vogliono analisti aziendali che si limitano a elaborare i numeri; vogliono analisti in grado di pensare a soluzioni creative basate su ciò che i numeri dicono loro.
Fonti:
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Dietrich, A. K. R. (2010). A review of EEG, ERP, and neuroimaging studies of creativity and insight. Psychol Bull , 136(5):822-48.
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Finke, R. A., W. T. (1996). Creative Cognition: Theory, Research and Applications. Boston, MA: MIT Press .
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McPherson, M., Barrett, F., Lopez-Gonzalez, M. et al. (2016) Emotional Intent Modulates The Neural Substrates Of Creativity: An fMRI Study of Emotionally Targeted Improvisation in Jazz Musicians. Sci Rep 6, 18460.
-
Mercier, M., Vinchon, F., Pichot, N. et al. (2020) COVID-19: A Boon or a Bane for Creativity? Front Psychol; 11: 601150.
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Pavitt, N. (2017) Il cervello creativo. DeAgostini.
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